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1. Non usare un linguaggio irrispettoso, tanto meno termini turpi.
E' una regola ovvia, ma in Internet, dove non c'e' contatto diretto, si fa ancora più sentita.
Ciò non toglie che in Rete ci si possa tranquillamente dare del "tu" laddove, normalmente, si userebbe la terza persona. Per gli internauti il rispetto è una questione di sostanza, non di forma.
2. Non fare flame.
Il termine (di origine anglo-telematica) significa fiamma e fare flame corrisponde ad infiammarsi, spingersi nella critica dai toni non consoni ad una discussione civile. A maggior ragione, è considerato flame (nella sua specie peggiore) l'uso di ingiurie.
In ogni àmbito telematico il dibattito deve essere improntato al massimo equilibrio ed al pieno rispetto per gli interlocutori. In questo senso, l'esperienza di Internet potrebbe essere un ottimo esempio per la vita di relazione di tutti i giorni.
3. Non scrivere tutto in maiuscolo.
Un tempo, molti dattilografi autodidatti amavano scrivere tutto in maiuscolo, forse per evidenziare meglio il proprio pensiero. Malgrado la tecnologia sia ben diversa, la comune tastiera ha determinato il passaggio di questa pratica dalla dattilografia vera e propria alla telematica.
Di fatto, però, il testo maiuscolo nel secondo àmbito è assolutamente sconsigliato: in Internet equivale ad urlare e così viene inteso dagli utenti. Addirittura, molti "puristi" amano scrivere tutto in minuscolo.
4. Usare le "emoticons".
Come in tutte le forme di comunicazione che non comportano un diretto contatto visivo (o anche soltanto vocale), occorre stare molto attenti a non usare formule e/o parole dal significato ambiguo. E, infatti, se de visu si può sempre verificare la compatibilità tra il senso oggettivo del discorso e le espressioni facciali o la mimica dell'interlocutore, con la corrispondenza elettronica (in tutte e tre le forme viste) ciò non è possibile.
Dobbiamo ringraziare la telematica se, oggi, esiste uno strumento in più per chiarire il senso delle parole scritte (non certo per la corrispondenza formale, ma in Internet è quasi d'obbligo).
Si tratta delle cosiddette "emoticons", altro neologismo figlio della telematica e dell'inglese composto dai termini emotional (emozionale) e icons (icone, in perfetto linguaggio informatico).
Evitando difficili traduzioni (che non potrebbero andare oltre il letterale), le emoticons non sono altro che semplici insiemi di caratteri (due punti, punto e virgola, trattini, parentesi, ecc.) che, nelle diverse combinazioni, disegnano facce stilizzate rappresentati praticamente tutti i possibili stati d'animo del corrispondente via Internet.
Ecco i tre più diffusi esempi, senz'altro più chiarificatori (da leggere ruotandoli idealmente di 90° in senso orario):
:) gioia
:( tristezza
;) ironia, ammiccare (notare l'"occhiolino" che nella mimica umana significa proprio ammiccamento).
Sebbene le si possa ritenere un capriccio un po' snob, le emoticons sono realmente fondamentali. Basti un esempio:
frase senza emoticons - "Ho visitato il tuo sito e non mi è piaciuto per nulla".
frase con emoticons - "Ho visitato il tuo sito e non mi è piaciuto per nulla ;)".
Soltanto nel secondo caso il nostro interlocutore capirà che si tratta di uno scherzo e che, in realtà, il sito è stato apprezzato.
Ecco perché le emoticons, lungi dal costituire una forma espressiva adolescenziale, rappresentano un cardine della comunicazione telematica. In sostanza: un mezzo per farsi capire meglio e correttamente. In parte, anche un modo per prevenire il flame.
5. Rispettare il tema della discussione.
Nelle mailing list e nei NG (newsgroup) è d'obbligo la pertinenza. La bacheca virtuale rappresentata da questi mezzi viene spontaneamente divisa in vari settori. Un iscritto lancia un sotto-argomento (rigorosamente indicato nell'oggetto-subject del messaggio) e gli interessati partecipano alla discussione sviluppandola dal primo intervento.
Ovvie ragioni consigliano di non andare fuori tema (off-topic, dall'inglese off, fuori, e topic, argomento)(5), di non mettere la propria posta in un settore dove gli interessati non la troverebbero e dove, peraltro, potrebbe disturbare coloro che parlano d'altro.
6. Non intervenire subito nella discussione.
Una regola valida per le mailing list quanto per i NG. Nessuno, appena entrato in un salotto che lo ospita per la prima volta, si lancerebbe subito nelle discussioni che si tengono tra chi il salotto lo frequenta da tempo. Uguale regola vale per la telematica. L'utente che, ad esempio, decidesse di iniziare a seguire la discussione su it.diritto, dovrebbe scaricare, per un po' di tempo, tutti i messaggi, comprendere l'oggetto della discussione ed osservare il comportamento di chi è già nel vivo. Soltanto così potrà entrare nel gruppo conformandosi a quelle regole non scritte che gli sono proprie. In gergo, tale condotta si chiama lurking (dall'inglese to lurk, nascondersi, sbirciare) che, italianizzato, diventa "lurkare".
Alcuni gruppi e liste prevedono, peraltro, una sezione "FAQ" (acronimo di Frequently Asked Questions, risposte a domande ricorrenti) che, ad esempio, eviteranno agli ultimi arrivati di sollevare una questione già ampiamente dibattuta e risolta, cosa che potrebbe dare molto fastidio ai veterani.
7. Non inviare posta non richiesta (pratica chiamata spamming) a maggior ragione se pubblicitaria.
Come a nessuno farebbe piacere trovare, ogni mattina, la propria cassetta delle lettere colma di posta inutile, l'internauta (specie se di vecchia data) non gradisce ingiustificate invasioni di email. Occorre, peraltro, tener presente che Internet è uno strumento di lavoro per molti. Da ciò consegue l'opportunità di non influire indebitamente su queste attività.
Le violazioni di questa regola (purtroppo assai frequenti) sono considerate tra le più gravi.
8. Non inviare allegati alle proprie email se non previo consenso (anche tacito e generico) del destinatario.
La regola discende dalla massima attenzione che viene riservata al risparmio delle risorse: un'immagine, un file eseguibile o un documento di testo occupano un certo spazio che se dovesse essere moltiplicato per tutte le email circolanti in Rete comprometterebbe la stabilità del sistema telematico. Proprio per questo, tra l'altro, molti provider limitano il flusso disponibile per il servizio email del singolo utente (es. 1 Mb massimo per ogni email). Ad ogni modo, se l'invio fosse proprio indispensabile, è sempre consigliabile l'utilizzo di un formato compresso (es.: zip, jpeg per le immagini).
In particolare, l'invio degli allegati è sconsigliabile nelle mailing list in quanto tale mezzo non consente un invio "mirato", ma colpisce tutti gli iscritti.
Diverso è il discorso dei newsgroup cosiddetti "binari" che si fondano proprio sugli allegati (programmi, immagini, ecc.).
Ma l'invio di allegati è sconsigliabile anche per un motivo ben più importante. I formati file che supportano le macro sono potenziali vettori di, appunto, "macro virus". E' pertanto buona regola non soltanto non inviare, ma neppure aprire allegati di questo genere.(6) La regola vale, a fortiori, per gli allegati eseguibili, tradizionali veicoli di virus.
9. Non inviare od inoltrare catene di Sant'Antonio.
Purtroppo, anche la posta elettronica soffre di questa pratica (chain letters) che già affligge la posta ordinaria. E' bene non inventare catene, né promuoverle. Non sono per nulla gradite alla maggioranza degli utenti. Le più pericolose, poi, sono quelle che promettono guadagni facili e rapidi.
Esiste una sola eccezione per cui potrebbe valere la pena di contribuire alla diffusione della catena: il caso a sfondo benefico-sociale (es. le sottoscrizioni "morali" ad una determinata causa, aiuto a persone in difficoltà, annunci di persone scomparse, ecc.).
In questi casi è sempre opportuno verificare che la catena si riferisca a fatti o persone realmente esistenti e, comunque, proseguire l'invio verso corrispondenti sensibili all'argomento.
10. Non utilizzare i caratteri accentanti, comunque non strettamente ASCII.
In Rete bisogna farsi capire chiaramente e per fare ciò può essere consigliabile rinunciare a certi caratteri speciali.
Talvolta capita di ricevere messaggi parzialmente incomprensibili e non certo per questioni di lingua. In particolare, si possono ricevere messaggi le cui finali sono rappresentate da uno o più caratteri senza senso. Si scoprirà che tale sostituzione avviene proprio dove dovrebbero esserci lettere accentate.
Il fatto si spiega agevolmente. Ad ogni zona geografica linguisticamente omogenea viene assegnato un dato "set di caratteri" che comprende un nucleo comune (ASCII) ed un estensione tipica di quelle lingue. Quello destinato all'Italia comprende sicuramente le lettere accentate, ma ciò non avviene per i tutti i paesi.
Il set di caratteri non può essere dalle dimensioni infinite. Ecco perché lo stesso comprende, strettamente, determinati caratteri in uso in quella zona. Tale particolarità si può comprendere meglio osservando che esistono tastiere per le diverse lingue (addirittura per i diversi paesi). A parte i caratteri fondamentali e i numeri, ogni tastiera presenta le sue varianti.
Va detto che il problema si può incontrare anche su certe mailing list che, pur riguardando iscritti sicuramente in possesso del medesimo set di caratteri, sono gestite da server situati all'estero che, per tale motivo, non sempre sono in grado di gestire caratteri non previsti per l'area geografica cui è in uso la lista.
Per ovviare a questa limitazione (che, per noi, sembra limitata ai soli accenti e non ad altri caratteri particolari) si potrà ricorrere all'apostrofo, come si usava un tempo su certe macchine per scrivere.
11. Nella corrispondenza elettronica usare la modalità "solo testo".
I recenti client (es.: MS Outlook Express, Netscape Messenger 4.x e Qualcomm Eudora Pro 4.x) supportano anche il formato HTML, vale a dire quello usato per il "design" delle pagine Web. Ciò comporta il vantaggio di poter inviare una email con gli immaginabili effetti grafici tipici del Web, ma tale caratteristica non è esente da controindicazioni.
Non è, infatti, garantita la compatibilità con tutto il software di posta elettronica. Gli utenti in possesso di client che non supportanti tale funzione (magari perché non dell'ultima versione) visioneranno messaggi quasi del tutto incomprensibili.
In più, una email HTML è senz'altro più ingombrante (in termini di dimensioni del file) rispetto ad una redatta in solo testo. In sostanza, l'utilizzo di questo formato comporterebbe l'ennesimo spreco di risorse spesso ingiustificato.
Esiste, comunque, un rimedio all'esigenza più sentita, vale a dire quella di evidenziare, in qualche modo, parole o passaggi del messaggio. E', infatti, consuetudine utilizzare gli asterischi * o il carattere sottolineato _ (underscore). Ad esempio, si potranno evidenziare le parole *diritto* e _Internet_ nel modo appena visto.
12. Essere sintetici.
Un regola finale. La sintesi, nella corrispondenza tradizionale, aiuterebbe anche a risparmiare carta, dunque alberi. Ma il problema dell'economia delle risorse è più sentito nella Rete. Scrivere un messaggio sintetico equivale ad occupare il minimo spazio indispensabile sui canali di connessione mondiale e sui singoli server. L'ideologia telematica si fonda sulla piena condivisione delle risorse che, appunto, devono esserre fruibili da tutti senza abusi da parte di pochi.
Aspetto correlato alla sintesi è quello relativo al cosiddetto "quoting" e alla firma posta in calce ai messaggi (da alcuni impropriamente chiamata "firma elettronica").
Il "quoting" (dall'inglese to quote, citare, mentre quotes significa virgolette) consiste nella citazione del messaggio cui si risponde. Ciò per favorire la comprensione dell'argomento trattato.
E' una preziosa opzione disponibile su praticamente tutti i client di posta elettronica e che si attiva automaticamente rispondendo all'autore (funzioni "reply" o "rispondi all'autore"). La email di risposta conterrà, quanto meno, il testo cui si risponde contrassegnato, appunto, da virgolette normalmente di questo tipo >. La mail sarà pertanto editabile come al solito.
La stessa caratteristica è disponibile per gli inoltri. Ma è sempre da evitare, per ovvie ragioni di privacy, la citazione e l'inoltro di brani tratti da messaggi di terzi. Per farlo occorrerà garantirsi il consenso dell'autore originale.
In generale, una buona regola è quella di limitare il quoting al minimo indispensabile, tagliando i passi cui non si replica. Ne godrà la dimensione del messaggio, ma, sicuramente, anche la sua leggibilità.
La firma (che si può digitare di volta in volta o inserire tramite un modello precostituito da richiamare con un solo comando) è un'opzione meno diffusa. Senz'altro utile, può condurre ad abusi. Una firma di quattro o cinque righe è sufficiente per racchiudere tutto quanto serve anche per ragioni di lavoro. Andando oltre, si rischierebbe di indispettire molti utenti.